“Il nuovo invecchia e il vecchio torna di moda”.
In questa frase scritta negli anni cinquanta da Leo Longanesi, è racchiusa tutta la realtà del vintage. Capi di abbigliamento e accessori che diventano oggetti di culto non solo per la qualità superiore dei materiali con cui sono fatti ma anche per il patrimonio storico e culturale che rappresentano e che acquisiscono valore nel tempo per la loro unicità e difficile reperibilità.
Bella la retrospettiva ” YSL, fabbricante di felicità”, come amava definirsi l’enfant prodige della moda, fatta durante la Milano Vintage Week, mostra del vintage di qualità che si è tenuta in settimana.
YSL, per primo, ebbe l’intuizione di trasferire nel guardaroba femminile alcuni pezzi di quello maschile come la sahariana, il blazer, lo smoking, il giubbotto di pelle, il tailleur pantalone, mescolando con maestria ispirazioni artistiche ( Matisse, Braque, Wharol, Mondrian) con suggestioni etniche e folcloristiche provenienti da paesi come il Marocco, la Russia, l’India , l’Africa in un personalissimo mondo fantastico e colorato.
Capi di rara bellezza e di raffinata eleganza senza tempo.
E lui un grande personaggio