L’idea che è entrata nell’immaginario collettivo su Milano e sui milanesi attraverso la pubblicità, nelle riviste patinate o nei post dei blog di moda o di lifestyle è quella ormai tristemente famosa della Milano da bere.
Attraverso queste immagini si ha come l’impressione che tutti i milanesi uomini lavorino in borsa e indossino solo completi grigi, oppure siano designer, che le donne abbiano tutte nell’armadio una giacca vintage destrutturata color greige di Giorgio Armani, almeno due abiti di Dolce&Gabbana, altre marche varie, borse Prada e che lavorino tutte nella moda o, male che vada, siano food bloggers.
Che alla fine della loro giornata lavorativa si trovino tutti in un locale cool per bersi uno Spritz e poi tutti a cena da Cracco o, dall’ultimo arrivato, in termini temporali of course, La Mantia, che ha preso il posto del defunto Gold, ammazzato dai vari bar e ristoranti più democratici che gli stavano intorno.
Unica alternativa un sushino ( si sa che ai milanesi piacciono i diminutivi).
Terminata la cena i belli e le belle, che caracollano sul tacco 12 d’ordinanza, si spostano sui Navigli a bere un cocktail. Perfino Superman sarebbe un po’ stanco…
Niente di più falso! Un manipolo di stravaganti individui non fa certo la regola.
Milano, come tutte le città, è costituita da gente che si spacca la schiena nelle attività più disparate del terziario, che, a fine giornata, dopo magari un tragitto lunghetto su bus e metropolitane affollate corre a casa dai figli e deve anche imbastire una cena. Compra abiti nei negozi di catena e indossa scarpe basse. Fa la spesa con Esselunga online e se la fa consegnare nella fascia oraria 20/22 per avere almeno un po’ di tempo nel weekend, visto che ci sono un’altra miriade di commissioni da fare.
Quindi, fatemi un favore, basta con la Milano da bere, dimenticate tutte quelle immagini stereotipate che vi fanno vedere, non credete a tutto quello che vi dicono, la realtà e la vita di Milano sono ben altro.